Andrea Bacchi

LAW Digital catalogue 2020

Across Myths, Allegories and Religious Themes

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Editore

Walter Padovani, Milano, 2020

La selezione di opere che siamo lieti di presentare va a toccare una varietà di soggetti, racchiudendo sia tematiche religiose che profane.

 

Le allegorie della Pace e della Giustizia sono presenti sia in un bozzetto in terracotta, opera dell’allievo prediletto del Canova, Rinaldo Rinaldi (1793 - 1873), sia con due figure in bronzo di Francesco Righetti (1748 - 1819) da modelli dello scultore genovese Francesco Maria Ravaschio (1743 - 1820). In queste allegorie i due scultori si avvalgono di diversi attributi iconografici per identificare le stesse personificazioni: più didascalico Rinaldo Rinaldi, mentre Francesco Maria Ravaschio, per identificare la Giustizia, anziché i più consueti gladio e la bilancia, fa ricorso al fascio littorio. All’interno delle nostre proposte la scultura riveste certamente un ruolo dominante. Lo stesso carattere dominante è inoltre ravvisabile anche all’interno di un’altra opera meritevole di essere qui citata, ovvero la figura in marmo raffigurante il Genio della caccia del milanese Pompeo Marchesi (1790 - 1858), probabilmente eseguita per la nobildonna russa Julija Samojlova che aveva una grande passione per la nobile arte venatoria. Invece, con un dipinto entriamo nel mito di Giove e Semele, illustrato da uno dei nomi di punta della Bologna di fine ‘700, ovvero Gaetano Gandolfi (1734 - 1803). In questa piccola tela, condotta con pennellate fluide ma compatte, è illustrato il momento culminante del mito, quando Giove, a cavallo di un’aquila, si presenta alla sua amata Semele con la folgorante saetta in mano, che le sarà fatale.

 

Dedicato alla devozione privata, di scuola italo fiamminga degli inizi del XVII secolo, un prezioso Cristo Vivo in bronzo con la corona di spine e il perizoma in bronzo dorato che per la sua curatissima rifinitura al cesello e la preziosità cromatica si avvicina alle opere di oreficeria suntuaria e per la sua forza espressiva, piena di pathos invita al raccoglimento e alla meditazione. La figura in marmo di un Santo vescovo che trionfa sul demonio, opera di Antonio Raggi (1624 - 1686), reca nel proprio dossier di provenienza un nome d’eccellenza come quello dello storico dell’arte e collezionista Maurizio Fagiolo dell’Arco (Roma 1939 - 2002) che fu uno dei massimi esperti del periodo barocco, autore di testi fondamentali su Giovan Lorenzo Bernini e delle arti figurative italiane dell’inizio del XX secolo. Donò nel 1999 la sua collezione di arte barocca al Museo di Palazzo Chigi ad Ariccia, ma la presente scultura non rientrò nel nucleo delle opere donate, rimanendo presso il suo studio.

 

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